DSA….quante volte avete utilizzato o avete sentito citare questo acronimo? Conoscete il suo significato?
Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Certo la parola disturbi può lasciar pensare a una malattia, in realtà il soggetto a cui è stata fatta certificazione e diagnosi di DSA non lo è affatto!
Ma andiamo per gradi: cos’è un disturbo dell’apprendimento?
Immaginiamo che in una notte d’estate, stiamo per addormentarci, una bella brezza passa tra le finestre socchiuse, stiamo per chiudere gli occhi ed ecco che arriva una zanzara. Insistente, invadente, continua a ronzarci intorno e, immancabilmente, disturba il nostro sonno. Ecco nei bambini, ma anche nei ragazzi e negli adulti, il disturbo dell’apprendimento potrebbe essere paragonato a una fastidiosa zanzara che disturba, appunto, l’imparare. Non significa non essere capaci o non avere voglia di apprendere, ma aver la necessità di prendere il proprio tempo per organizzarsi, per leggere, per comprendere e per memorizzare.
Disturbi Specifici Dell’Apprendimento
L’espressione Disturbi Specifici dell’Apprendimento, o più comunemente DSA, equivale a una chiara categoria diagnostica, dal punto di vista scientifico oltre che clinico, che viene identificata attraverso la soddisfazione di un certo numero specifico e ben definito di criteri.
Le difficoltà che riscontrano i soggetti con diagnosi di DSA sono inattese in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. La criticità sta proprio nel fatto di rendere automatici i processi sottostanti l’apprendimento, come, per esempio, i processi che permettono di avere una lettura fluente, oppure quelli che consentono la ricerca delle formule matematiche. Non significa che il soggetto non può capire nuove nozioni o nuove formule, ma che avrà bisogno di più tempo o di strategie alternative per apprenderle e padroneggiarle, necessiterà, per esempio, di avere sottomano le formule matematiche per ricordarsi dove applicarle, o di vedere una parola chiave, scritta sugli schemi fatti mentre studiava, per riuscire a ricordarla.
Dislessia- Disortografia -Digrafia – Discalculia
I disturbi specifici dell’apprendimento sono quattro e si differenziano in base alla difficoltà riscontrata di
DISLESSIA: leggere velocemente e correttamente ad alta voce; è una disabilità specifica dell’apprendimento caratterizzata dalla fatica nell’ effettuare una decodifica del segno grafico. Conseguenze secondarie possono includere problemi nella comprensione della lettura e una ridotta crescita del vocabolario e della conoscenza generale.
DISORTOGRAFIA trasformare il linguaggio parlato in quello scritto, facendo tantissimi errori di ortografia; è una disabilità specifica che riguarda la scorretta transcodifica del “suono” della parola nella stringa scritta e può derivare da una difficoltà di linguaggio, da scarse capacità di percezione visiva e uditiva, da un’organizzazione spazio-temporale non ancora sufficientemente acquisita, da un processo lento nella simbolizzazione grafica.
DISGRAFIA riprodurre i segni alfabetici o numerici in modo comprensibile; l’incapacità è nel tratto grafico. Si esprime a volte anche singolarmente e deriva da fattori di tipo diverso, riconducibili allo sviluppo neuro-psico-motorio del bambino.
DISCALCULIA con i numeri e nel fare i calcoli; è caratterizzata da difficoltà di orientamento spaziale e di organizzazione sequenziale che si evidenziano sia nella lettura, che nella scrittura dei numeri (ad esempio mettere in colonna le operazioni, fare i calcoli a mente, scrivere i numeri oltre il migliaio…); inoltre possono essere presenti problematicità nel memorizzare le tabelline o nel comprendere il corretto procedimento dei problemi.
DSA, Scuola e non Solo Legge170/10
Un bambino con DSA è intelligente come gli altri, a volte anche più intuitivo e creativo della media degli altri bambini, può leggere, scrivere e far di conto, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie; poiché non può farlo in maniera automatica si stanca rapidamente, di conseguenza commette errori, rimane indietro e non impara.
Non essendo una malattia i bambini e i ragazzi con diagnosi di DSA non hanno diritto all’insegnante di sostegno, fatta eccezione di situazioni in comorbidità con altri disturbi.
Fortunatamente hanno diritto, grazie alle Legge 170/10, di poter usufruire di strumenti didattici e tecnologici di tipo compensativo e dispensativo.
Con il termine strumenti compensativi, ci riferiamo ad aiuti che mirano a ristabilire un equilibrio attraverso, per esempio, l’utilizzo di sintesi vocale, registratore, programmi di video-scrittura e con correttore ortografico, calcolatrice, ecc… Mentre, le misure dispensative mirano ad alleggerire le fatiche. Per esempio la verifica può essere ridotta, e lo stesso materiale suddiviso in più prove, si può decidere di lasciare più tempo allo studente, possono essere programmati i suoi impegni rispetto a verifiche e interrogazioni in modo tale che non venga sovraccaricato.
Il mancato riconoscimento di questi disturbi e l’assenza di strategie valide comportano, nella maggior parte dei casi, la non autosufficienza durante il percorso accademico; rendendo difficile la vita scolastica. Questo porta spesso i ragazzi con questi disturbi a demoralizzarsi per le loro mancanze, abbassando la loro stima di sé e, spesso rovinano la loro vita sociale: la frustrazione e la rabbia collegata possono sfociare in aggressività e nel voler evitare le prove o le situazioni difficili.
Frequentemente nei casi di difficoltà di apprendimento non riconosciute, si associano altre criticità. I bambini possono provare sentimenti di sfiducia per le proprie capacità globali, una bassa autostima, essere poco motivati allo studio e, più in generale, aver paura di mettersi in gioco in tutte quelle situazioni che richiedono una dimostrazione delle proprie abilità. La scuola è uno dei luoghi dove il bambino passa la maggior parte del suo tempo. Come potrà stare bene e sentirsi tranquillo se quotidianamente fa fatica? Come potrà sentirsi capace nello studio, se, nonostante i suoi innumerevoli sforzi, si stente dire che non si è impegnato abbastanza? Come possiamo pretendere, noi adulti, che il bambino sia contento di andare in un luogo dove fa costantemente fatica?
A COSA DEVO PRESTARE ATTENZIONE?
A questo punto è evidente come questa tipologia di disturbi abbia un impatto significativo e negativo per l’adattamento scolastico e per le varie abilità della vita quotidiana. I disturbi dell’apprendimento non si risolvono spontaneamente ma un precoce riconoscimento permette un intervento globale dei diversi aspetti emotivi, cognitivi e comportamentali.
Sei un insegante?
Allora quello che puoi fare è prestare attenzione e osservare i tuoi studenti con lenti nuove. Parti da un grande vantaggio: conosci, infatti, la normalità negli apprendimenti, per questo motivo, è proprio il caso di dirlo, puoi essere un maestro nel riconoscere la diversità che si celano dietro ad un disturbo. Per esempio, se nonostante il tempo in più, il tuo studente, non riesce a scrivere in corsivo, oppure non ha mai voglia di leggere, non si offre volontario, risponde in maniera superficiale alle comprensioni dei testi, non automatizza le tabelline…potrebbe avere una difficoltà specifica.
Sei un genitore?
Allora conosci tuo figlio meglio di chiunque altro e puoi verificare se il suo fallimento è dovuto ad una difficoltà, a stanchezza o a pigrizia…lascia che sia autonomo nello svolgere i compiti e poi prova a controllare. Nella correzione controlla gli errori, sbaglia le doppie, gli accenti, la scrittura non segue la riga…nella quotidianità fatica a riconoscere la destra dalla sinistra, a leggere l’orologio analogico, o, banalmente ad allacciarsi le scarpe o i bottoni?
CI SONO DEI CAMPANELLI DI ALLARME?
Assolutamente si…tra i principali possiamo trovare:
Nella lettura e-o nella scrittura inverte lettere (da-ad) e numeri (32-23)
Sostituisce alcune lettere (m-n, v-f, b-d, a-o, p-q)
Fa ripetizioni, aggiunte, omissioni di lettere, parole, numeri
Non riesce ad imparare le tabelline o alcune informazioni in sequenza come l’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi
Confonde i rapporti spazio temporali (destra-sinistra, ieri-domani)
Ha alcune difficoltà motorie fini come allacciarsi i bottoni o le scarpe
È molto bravo in alcune materie come arte, musica, ginnastica e sport
È un bambino molto vivace e fatica a concentrarsi
È bravo a mettere in pratica idee astratte
È molto lento nella lettura, oppure non comprende ciò che legge
Legge male ad alta voce
Può essere ambidestro
Può avere difficoltà con la memoria a breve termine ma ha un’ottima memoria a lungo termine.
COSA POSSO FARE?
Sei un insegnate?
Allora devi avvisare i genitori della possibile presenza di una difficoltà scolastica. E nel frattempo, anche se non c’è una diagnosi, valuta la possibilità di utilizzare delle strategie compensative o dispensative per non creare troppa frustrazione nel soggetto. È importante, come indicato nelle linee guida della Legge 170, non improvvisate valutazioni con strumenti di identificazione precoce, che devono invece essere validati scientificamente e psicometricamente, ovvero avere alla base un razionale solido: gli strumenti esistono e possono essere a disposizione.
Sei un genitore?
Allora niente paura! Essere dislessici non significa essere malati, anzi significa avere un buon livello cognitivo…solo alcune difficoltà specifiche in compiti quali leggere, scrivere o far di conto…per questo è importante non fare finta di nulla! La cosa migliore è rivolgersi ad uno specialista che farà la sua valutazione ed eventualmente una diagnosi. In questo caso sarà opportuno iniziare un trattamento volto a compensare le difficoltà e potenziare le risorse, puntando al raggiungimento di un grado di autonomia maggiore nello studio e nell’organizzazione del proprio tempo libero. Identificare i punti di forza (strategie che il bambino mette già in atto automaticamente) e le aree di miglioramento (difficoltà specifica) consente di strutturare un percorso ad hoc per favorire l’utilizzo di diverse strategie che possano rendere lo studio meno difficoltoso e lento. In questo modo lo studente si sentirà più sicuro, più capace, aumenterà la sua percezione di efficacia e conseguentemente la sua motivazione…oltre al fatto che avrà del tempo libero in più per dedicarsi ai suoi interessi
QUANDO PUO’ ESSERE FATTA DIAGNOSI DI DSA?
I parametri per effettuare diagnosi di DSA sono diversi. Innanzitutto può essere fatta una diagnosi a partire dalla fine della classe 2^ della scuola primaria di primo grado per lettura e scrittura e dalla fine della classe 3^ per la valutazione della matematica. Ma nulla vieta, anzi è consigliato, di fare uno screening precoce per valutare la presenza o assenza di campanelli di allarme, in questo modo possono essere assegnati degli esercizi di potenziamento specifici per automatizzare le strategie. I punteggi delle prove standardizzate devono essere significativamente inferiori alla media (almeno di -2 deviazioni standard) rispetto alla classe frequentata e al programma didattico.
La diagnosi di DSA può essere rilasciata, oltre che dalle Unità di Neuropsichiatria Infantile delle ASL o degli ospedali, da équipe private di specialisti accreditate dall’ASL. L’equipe è così composta: psicologo, logopedista e neuropsichiatra infantile.
L’iter diagnostico è solitamente composto da: colloquio anamnestico svolto con i genitori; valutazione della difficoltà riscontrata nel bambino in cui al bambino vengono presentate differenti prove specifiche per valutare le abilità scolastiche e cognitive; colloquio di restituzione.
⇒A chi rivolgersi
Rivolgersi con fiducia a uno specialista può fare la differenza nel percorso scolastico e personale dei nostri ragazzi.
Il sito www.aiamc.it è il portale di riferimento italiano che raccoglie terapeuti specializzati in Terapia Cognitivo Comportamentale sul territorio italiano. Nella sezione “CERCA PSICOTERAPEUTA” è possibile sezionare la regione e la provincia di interesse e filtrare la ricerca sulla base del problema di cui si soffre.
Psicoterapeuta, si occupa dei principali disturbi dalla prima infanzia alla terza età. Si occupa di valutazione e progetti di intervento per ADHD, DSA e plusdotazione. E’ docente, supervisore, membro eletto nel Consiglio Direttivo e responsabile dell’area scuola e rapporti con i soci di AIAMC. Contatti: Via Marconi 278/2, 21027 ISPRA (Varese) info@centroelpis.it http://www.centroelpis.it/
Fabiola Salmi Laureata in Neuropsicologia, Psicologia clinica e dello Sviluppo presso l’Università degli Studi Milano Bicocca ed è iscritta all’Albo A dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte. Ha conseguito un master in Diagnosi e Trattamento Disturbi Specifici dell’Apprendimento e si sta specializzando presso la scuola quadriennale di psicoterapia cognitivo comportamentale ASIPSE di Milano. Si occupa dei principali disturbi dell’età evolutiva e dell’età adulta. È socia AIAMC, Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva.
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