Durante le nostre giornate sentiamo spesso parlare di depressione, ma esattamente a cosa facciamo riferimento?
Nell’accezione comune il termine viene utilizzato per denotare tristezza, mancanza di volontà nel portare a termine i compiti giornalieri, carenza di energia.
Clinicamente il termine in genere utilizzato è quello di Disturbo Depressivo Maggiore.
Il Disturbo Depressivo Maggiore , secondo il Manuale Diagnostico della Associazione Americana degli Psichiatri (DSM-5), è un disturbo dell’umore, caratterizzato da episodi di umore depresso solitamente accompagnati da bassa autostima e perdita di piacere o interesse nelle attività normalmente piacevoli che duri da almeno due settimane.
Questo disturbo coinvolge il paziente a livello globale, influenzando negativamente ogni aspetto della sua vita :
Quali sono le cause che possono portare allo sviluppo di questo disturbo?
L’eziologia comprende diversi fattori, e come sempre può esservi una concatenazione di fattori genetici, biologici, psicologici ed ambientali, amplificati da uno o più eventi che possono esacerbare il problema.
Come intervenire se si sospetta di soffrire di questa patologia?
La cosa più importante è non cercare di affrontare il problema da solo, in quanto si rischia di sottovalutare la patologia e di incorrere in un peggioramento.
Consigliato, e anzi necessario, è rivolgersi ad una persona competente e professionale che possa diagnosticare il disturbo lì dove sia presente, e che possa così attuare un piano di intervento mirato e unico per il paziente.
Nell’ambito delle psicoterapie, quella più accreditata a livello scientifico è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che integra la tradizione cognitiva e quella comportamentale, basandosi sul cambiamento del comportamento e del pensiero irrazionale che poi si manifesta tramite un comportamento disfunzionale.
Per quanto riguarda la cura della depressione, la terapia cognitivo-comportamentale da un lato si concentra sulla modificazione dei pensieri negativi che hanno alimentato il circolo vizioso che ha portato a sviluppare questo disturbo e dall’altro invece sullo sviluppo di migliori abilità e sulla ripresa delle attività quotidiane piacevoli (attivazione comportamentale).
Aristide Saggino e Federica Novaga
Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento, Università di Chieti – Pescara
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