Ricordando Marcello Cesa Bianchi
In questi giorni il mondo della psicologia e della cultura è stato colpito da un lutto che lascia un vuoto di sostanza e di immagine incolmabile. Si è spento qualche giorno prima di compiere 92 anni, Marcello Cesa Bianchi, figura chiave ed emblematica dell’affermarsi della psicologia scientifica e del ruolo, sempre sostenuto e difeso, dello psicologo. Il suo percorso di studio, di ricerca e di affermazioni è stato ricordato da tutti dopo la sua scomparsa: un cammino di obiettivi raggiunti, di competenze sempre più riconosciute e illuminanti, di prestigio accademico e di umana saggezza. Il suo rigore scientifico si è sempre accompagnato infatti a un creativo e sensibile interesse verso ogni momento e ogni aspetto della vita dell’uomo, nelle sue diverse fasi e condizioni, con una instancabile curiosità e una seducente vivacità di comunicazione. Dai testi di alto livello scientifico alle opere più divulgative, ma sempre concettualmente impeccabili, dai libri per bambini alle opere che esplorano e rincuorano il destino della vecchiaia, un patrimonio incredibilmente ricco ci dà testimonianza non solo di uno scienziato tra i più illustri e influenti nel suo ambito e nel suo tempo, ma di un uomo di rara completezza, entusiasmo e dedizione alla vita.
Noi dell’AIAMC riconosceremo sempre in lui un maestro, e un amico che ci ha onorato della sua vicinanza e della sua stima. Indimenticabili saranno le sue lezioni di apertura dei corsi ASIPSE, dove arrivava in anticipo per timore di fare aspettare gli studenti, ai quali, per più di vent’anni, ha dedicato un quadro suggestivo del significato della psicologia e dell’importanza del nostro approccio e un interesse specifico per l’ individualità di ognuno di loro. La sua amicizia con Gianfranco Goldwurm ha reso ancora più caldo e familiare questo continuo rapporto e aumenta oggi la nostra tristezza per non poterlo avere più tra noi. Ma i suoi insegnamenti di vitalità e di costante proattività devono essere sempre presenti. Come ha illustrato nella sua autobiografia, dal titolo genialmente descrittivo di sè “Sempre in anticipo sul mio futuro”, e come sempre ci diceva, “pensiamo alle trottole. Finché la trottola gira rimane in piedi, ma quando comincia a rallentare il ritmo, ondeggia, sbanda e si ferma.. Per questo non bisogna mai perdere le occasioni, ma continuare a muoversi, a cercare, a leggere, ad avere rapporti sociali. Non state ad aspettare: fate girare la vostra trottola e non fermatevi alla prima caduta”. Un’ immagine quasi giocosa, ma un lascito profondo. Se riusciremo a farlo nostro, idealmente la trottola di Marcello Cesa Bianchi continuerà a girare e resterà diritta, come nella copertina del suo ultimo libro.
Anna Meneghelli