Secondo l’enciclopedia Treccani (2021) con il termine rimuginare intendiamo “ in senso fig., agitare nella mente o nel cuore, pensare molto e a lungo sopra una cosa, quasi rivolgendola in tutti i versi“
La mente umana è tale perché caratterizzata da uno spazio interno dove pervengono dei contenuti di varie forme..
Per la Treccani (2021), il pensiero rappresenta <<l’attività psichica mediante la quale l’uomo acquista coscienza di sé e della realtà che considera come esterna a sé stesso; proprio dell’uomo, lo differenzia dagli altri esseri viventi permettendogli di cogliere valori universali, di costruire nuovi modelli che trascendono i limiti spazio-temporali della percezione sensibile, di formarsi una coscienza di quello che esperimenta nella sua interiorità e nella realtà esterna>>.
Le parole che un umano conosce danno forma al suo pensiero (Bruner, 1956), e <<Ognuno di noi sa che possiamo pensare in base al numero delle parole che possediamo>> (Galimberti, La Repubblica 15 gennaio 2003).
Da qui possiamo intuire la stretta correlazione tra le aree cerebrali deputate al linguaggio e i circuiti coinvolti invece nella formazione delle aspettative, nella presa delle decisioni e nella formazione di un sistema previsionale accurato.
La mente, si può dire, è fatta per pensare ed è funzionale che l’individuo occupi una parte del suo tempo a osservare, valutare, criticare, cambiare e modulare i suoi pensieri.
Possiamo però altrettanto dire che la qualità e la quantità di pensiero sono indicative di un buon funzionamento psichico (tenendo conto l’etnia, lo status e l’ambiente di vita della persona).
L’attività mentale non è solamente limitata a quella del pensiero in forma verbale ma si compone anche dell’immaginazione (formazione di immagini richiamate alla memoria sottoforma di ricordi, o costruzioni inedite a partire dalla conoscenza che l’individuo ha del mondo).
Insieme, queste due attività mentali (pensiero e immaginazione) si integrano e permettono all’uomo di costruire un solido sistema previsionale che gli permette innanzitutto di difendersi dai pericoli, di preoccuparsi per raggiungere obiettivi/risorse e di vivere una vita “progettata” su misura: sono proprio le preoccupazioni per il futuro e il vedersi realizzato che sostengono il benessere della persona.
Il problema sorge quando le preoccupazioni del soggetto per il futuro diventano eccessive, ricoprendo la maggior parte del tempo, impedendo alla persona di vivere liberamente.
Quando le preoccupazioni sono eccessive il soggetto si trova attanagliato in un pensiero circolare, come un vortice, che si ripete in loop all’infinito.
La ripetitività e la pervasività del pensiero viene definita come rimuginìo, e la ricerca ha cominciato a occuparsene in maniera costante dagli anni ’90 (Borkovec, Inz, 1990).
È stato definito come fenomeno mentale che si accompagna all’ansia e contribuisce al suo mantenimento e aggravamento (Sassaroli, Ruggiero, 2006).
Nei paesi anglo-americani il pensiero negativo ricorrente e ripetitivo viene identificato attraverso due nomi: worry, che letteralmente significa preoccupazione, ed è maggiormente associato ai disturbi d’ansia, e rumination (ruminazione), che si trova principalmente nella depressione.
Il rimuginio è facilitato da stati di eccessiva vigilanza e di attenzione selettiva verso gli stimoli sia esterni che interni che vengono interpretati come minacciosi (Mathews, 1990).
Il mantenimento di questa attività mentale disfunzionale è stimolato dagli scopi positivi che gli vengono attribuiti, cioè il soggetto tenderebbe ad attribuire al rimuginare delle funzioni positive, degli scopi vantaggiosi, e in tal modo rinforzerebbe l’attività del pensiero ripetitivo, vediamo gli scopi positivi associati al rimuginio emersi dalla ricerca:
Wells (2000), uno psicologo britannico, ha anche studiato come il rimuginio porti con sé delle credenze sul rimuginio stesso, cioè convizioni positive e negative sull’attività del pensare.
Il contenuto del rimuginio comprende sempre i soliti pensieri che vengono macinati dalla mente all’infinito producendo emozioni disturbanti.
Questo stile di pensiero deriva da credenze centrali positive come “se ci penso maggiormente ho più occasione di risolvere il problema”, che si trovano specialmente negli schemi di vulnerabilità al pericolo e alle malattie (Young et al., 2003), e negli schemi di negatività/pessimismo dove le credenze centrali sono legate alla paura che possa succedere qualcosa di brutto o che la situazione possa mantenersi negativa per sempre.
È da sottolineare che la ricerca (Caselli et al., 2017) ha identificato delle strategie cognitivo perseverative della mente che tendono a mantenere vari disturbi mentali. Il rimuginio/ruminazione è frequentemente associato al monitoraggio della minaccia e all’amplificazione/catastrofizzazione della minaccia.
Le linee guida internazionali indicano per i disturbi d’ansia, depressione e disturbo ossessivo compulsivo (dove la presenza di rimuginio/ruminazione è maggiore), la scelta verso la psicoterapia cognitivo comportamentale che dispone sicuramente dei protocolli di intervento basati sulla ricerca e validati da decenni di studi.
La linea di intervento attuale si basa sul riconoscimento della propria attività mentale ripetitiva, e conseguentemente di esercizi per incrementare le abilità di mindfulness allenando, in questo modo, il soggetto a stare nel momento presente.
Viene fatta una adeguata programmazione delle attività settimanali in modo tale che la persona sia occupata in attività utili e piacevoli secondo i suoi valori e obiettivi di vita e in un secondo momento si cerca di ristrutturare le credenze disfunzionali, all’interno degli schemi di cui sopra, che alimentano il disturbo.
Jean Floris.
Psicologo e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale.
Mi occupo prevalentemente di Disturbi d’Ansia, Depressione, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbi di Personalità e Dipendenze
Il sito www.aiamc.it è il portale di riferimento italiano che raccoglie terapeuti specializzati in Terapia Cognitivo Comportamentale sul territorio italiano.
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